Intervista Antonella Cossu – N. 07 del 07-05-2016
7 Maggio 2016Le interviste di GuilcerSport – N. 07 del 07-05-2016
ANTONELLA COSSU
IL CAPITANO DEL VOLLEY GHILARZA A TUTTO CAMPO.
Incontrare e parlare con Antonella Cossu in una pausa del suo lavoro, significa riempire pagine e pagine del block notes. E’ una persona energica e solare che si racconta in modo semplice e spontaneo. Un’intervista a tutto campo sulla sua vita privata, professionale e sportiva. Conosciamo allora meglio il capitano della neo promossa in Serie C Femminile “Acqua Minerale Santa Lucia” Ghilarza. Buona lettura!
- Una tua presentazione dal punto di vista personale, professionale e sportivo…
Classe 1983, sono arrivata da Cagliari dopo aver concluso gli studi universitari ed aver conseguito la laurea in biologia sperimentale ed applicata e il dottorato in chimica e tecnologia farmaceutica. Consapevole del periodo di crisi nel mondo del lavoro decido di “inventarmelo”, aprendo il 24 maggio 2014 un centro Naturhouse (esperti in educazione alimentare) proprio ad Abbasanta, zona del centro Sardegna scoperta dalla presenza della multinazionale spagnola. Un cambio di vita radicale: dalla grande città al piccolo paese del Guilcer. Dallo stato di studente a quello di lavoratore autonomo alla sola età di 30 anni e con tutte le paure comprensibili date da giovane età e inesperienza nell’attività imprenditoriale, ma con una “grande voglia di fare e di mettersi in gioco”. Dall’ età di 5 anni nella mia vita è sempre stato presente lo sport. Una passione trasmessa dalla famiglia ma in modo particolare da mio padre, ex calciatore. Hanno tentato con il nuoto, ma l’acqua era sempre fredda. Hanno tentato con il tennis. Molto portata e promettente ma purtroppo si trattava di uno sport singolo che non mi permetteva di star in gruppo e “fare casino” tutte assieme e condividere lo spogliatoio, pertanto è stato abbandonato. La pallavolo è stato l’unico sport che è riuscito ad appassionarmi, dai campionati giovanili a quelli di categoria permettendomi di gironzolare nei campi di tutta la Sardegna. Arrivata a Ghilarza, pensavo di prendermi un anno di pausa per concentrarmi maggiormente sulla nuova esperienza lavorativa, ma è stato praticamente impossibile interrompere una passione così datata, tanto che è bastato un incontro fortuito col direttore sportivo Adriano Bachis per convincermi a far parte del gruppo.
- Domanda d’obbligo anche per te, cosa ne pensi del nuovo sito di informazione sportiva GuilcerSport?
È una splendida iniziativa. Tanta ammirazione e stima per voi! Finalmente l’attenzione sportiva si è allargata anche agli altri sport presenti nel Guilcer, facendo conoscere delle realtà diverse dal calcio. Capisco l’enorme sacrificio che ci sia “dietro le quinte” per riuscire a curare tanti sport e le diverse categorie annesse e spero vi siate già resi conto dell’enorme lavoro che avete già fatto in poco tempo. Infatti è solo grazie a voi che la nostra promozione è stata una giornata indimenticabile caratterizzata da un fantastico pubblico e da una grande partecipazione all’evento! Molte persone sono capitate per caso in palestra solo perché si “parlava di questa partita importante” e ai quali è bastata una sola gara per appassionarsi.
- Come sei arrivata a Ghilarza e che ambiente hai trovato rispetto a esperienze precedenti?
A Ghilarza ripeto, sono capitata per lavoro, con cartina della Sardegna davanti ho visualizzato i centri Naturhouse in Sardegna e ho puntato il dito nella zona vuota. Ho vissuto per 30 anni a Cagliari e vi posso assicurare che l’ambiente era completamente diverso. Sostanziale differenza è il comportamento della società. Qui a Ghilarza si percepisce una “sensibilità” diversa. È come se fosse una “grande famiglia” sempre pronta a risolvere qualsiasi problema. Sempre attenta alle esigenze di ogni singola giocatrice e intervenire in qualsiasi situazione di disagio facendo loro mille sacrifici. Nelle grandi città è normalissimo non conoscere tutti i membri della società e intravedere il presidente magari solo nella partita in casa. È grande la percezione della “distanza” esistente tra società ed atlete. Qui è tutto l’opposto e forse anche troppo esagerato. Si tende sempre ad avere il parere di ogni singola atleta per qualsiasi problema esistente, non considerando che non si può accontentare tutti in ogni situazione.
- Cosa hai provato quando con l’Orosei avete avuto la certezza della Promozione in Serie C?
È stata una gioia immensa data dalla consapevolezza che si era raggiunto un obiettivo importante mai avuto nel territorio come Pallavolo. È stata un emozione importante e non nascondo che un pò di ansia e tensione era presente all’inizio, data dalla posta in palio. Grande pubblico, grande atmosfera, ma è bastato il primo set per rompere il ghiaccio e portare a casa il campionato.
- A chi dedichi questo successo?
L’unica dedica possibile va alla società GSD Volley Ghilarza 2008 che ha investito anima, cuore e denaro in questo ambizioso progetto. Tante difficoltà anche durante l’anno che non li ha portati mai ad uno sconforto. Anzi, la società si è stretta a riccio, affrontando le avversità e proseguito a testa alta senza mai mostrare a noi ragazze una minima preoccupazione.
- Quale è stato il segreto per arrivare a un così importante traguardo per un sodalizio ancora molto giovane?
Il segreto, se così si può chiamare, sta solo nell’enorme sacrificio di ciascun componente della società. Ognuno di loro con un diverso carattere ma fondamentale per la riuscita del progetto. C’è chi si occupa di aprire e chiudere la palestra essendo sempre presente in palestra. Chi si preoccupa di tutta la burocrazia, passa in palestra a salutare e trasmette massima carica anche in solitudine dagli spalti di qualsiasi palestra. Chi è sempre presente nonostante stanchezza fisica e mentale, ma che trova la forza e il coraggio di essere al fianco della squadra. Basta un suo sorriso per far capire tutta la sua passione per il gruppo. Chi è sempre in giro per la Sardegna macinando chilometri, che sente la partita talmente tanto da macinarne altrettanti anche dentro la palestra durante la gara. E chi macina chilometri tutta la settimana da un capo all’altro della Sardegna, da un campo di calcio all’altro ma che trova il tempo di far sentire la sua presenza alla fine della sua giornata e in panchina, non perdendo occasione di manifestare la sua obiettività durante e a fine gara.
- Essere stata il capitano cosa significa anche in termini di responsabilità?
Significa avere l’ “onore” di rappresentare le proprie compagne, di esporsi in prima persona in qualsiasi situazione e di tenere unito lo spogliatoio. Personalmente permettetemi di essere doppiamente “onorata” in quanto sono stata “scelta” dalle mie compagne nonostante fossi l’ultima arrivata e questo mi ha riempito di gioia. Ha significato l’essere riuscita a conquistare la stima e il rispetto di un gruppo “nuovo” che ha immediatamente apprezzato la mia persona sia a livello sportivo che umano.
- Un giudizio sul lavoro del tecnico Alessandro Camedda…
Ho conosciuto Alessandro in serie C da avversaria, l’anno che era alla guida del Serramanna che in quella stagione aveva vinto il campionato e conquistato la B2. Indubbiamente un tecnico di alta categoria che mette l’anima in palestra. Che prepara minuziosamente gli allenamenti dalla mattina, che riesce a spronare ogni singola giocatrice alternando attimi di ironia ad attimi di totale “dittatura” e riuscendo a far emergere il meglio di ogni sua singola atleta. Spero con tutto il cuore che resti alla guida del gruppo in quanto lo ritengo l’unico tecnico in grado di gestire un campionato di Serie C, vista la sua grande esperienza e affiancare così il Ghilarza 2008 in questa nuova avventura.
- Con un aggettivo descrivi le tue compagne di squadra…
Manuela: il trattore… incisiva e determinante sempre e comunque;
Barbara: bomba a orologeria… sempre calma e tranquilla ma quando le viene data la possibilità si fa sentire… non ci sta a perdere;
Laura M.: la calma in persona… niente la turba e la destabilizza permettendole di pensare immediatamente alla palla successiva senza nessun turbamento;
Emma: brontolo… Sempre in vena di protesta ma sempre pronta a correre sotto la palla e a smistare il gioco al meglio;
Laura P.: il silenzio… nessuno l’ha mai sentita far casino ma lei è sempre lì sotto rete a seguire il gioco piazzando il muro nel posto giusto;
Marcangeli: il pallone d’oro: grande rivelazione dell’anno… nonostante arrivasse dal mondo del calcio ha mostrato impegno, passione e forza di volontà facendo progressi da gigante in pochi mesi;
Chiara Vidili: il camaleonte… pronta a cambiare ruolo mettendosi al completo servizio della squadra;
Nicoletta: nuvoletta… da lontano sembra una bambolina ma in campo si trasforma in un libero carico di grinta e voglia di non deludere;
Martina: la paura… paura di urlare, di sbagliare, di deludere… ma ogni volta che è stata messa alla prova ha sempre dimostrato il suo potenziale.
- Due parole sul fantastico pubblico che vi ha sempre seguito e incoraggiato…
Il pubblico è stato molto importante nel nostro campionato. Magari molto timido nelle “partite facili”, ma fondamentale nelle gare decisive dove ci ha supportato in maniera molto sportiva e calorosa. Impossibile dimenticare la partita contro la squadra del Quadrifoglio Porto Torres. Mi ha permesso di festeggiare un compleanno davvero speciale. GRAZIE!!!
- Adesso inizia il bello. Quante atlete mancano per disputare un campionato dignitoso in Serie C?
Il nostro attuale organico non è pronto per affrontare un campionato di Serie C. Già quest’anno abbiamo dovuto sopperire a mancanze importanti in due ruoli che ci sono venuti a mancare dalla prima parte del campionato. Pertanto sarà sicuramente necessario integrare qualche elemento che ci permetta di poter avere una rosa di 12 elementi. Fondamentale sia per il lavoro settimanale in palestra che per poter affrontare al meglio il campionato, sicuramente molto più difficile di quello appena concluso.
- Visto il tuo riconosciuto carisma, ti vedi in un futuro di allenatore?
Non so se ne potrei esser all’altezza. So di stare bene e a mio agio in mezzo alle ragazze a trasmettere loro grinta e voglia di vincere. È un qualcosa che mi viene spontaneo fare, ma in effetti tutte le società in cui sono stata hanno sempre tentato di farmi fare il corso di allenatore anche se poi per mancanza di tempo ho sempre rifiutato.
- A Antonella Cossu cosa vorresti si avverasse per il tuo futuro nella vita privata, professionale e sportiva?
Spero di continuare ad emergere nel mio lavoro riuscendo magari ad aprire qualche altro punto vendita. Di riuscire comunque a non mollare mai lo sport che mi ha aiutato tanto nel corso della mia vita a maturare sia come atleta che come persona. Chissà magari anche in veste di allenatore. E se resta un pò di tempo, di trovare una persona che riesca a “sopportare” una vita un pò impegnativa come la mia.
Grazie ad Antonella per la bella intervista con gli auguri per la realizzazione di tutti i suoi sogni.
Serafino Corrias