EMANUELA PICCIONI: LA PROMOZIONE NELLA  SERIE C DI PALLAVOLO E’ FRUTTO DI GRANDI SACRIFICI E RINUNCIE

EMANUELA PICCIONI: LA PROMOZIONE NELLA SERIE C DI PALLAVOLO E’ FRUTTO DI GRANDI SACRIFICI E RINUNCIE

2 Maggio 2016 Off Di Redazione GuilcerSport 1

E’ indubbiamente la leader della squadra. Quella che nei momenti difficili riusciva con la sua classe ed esperienza a risolvere le situazioni piu complicate della gara. Un ruolo che le è stato riconosciuto dalle stesse compagne di squadra che in lei hanno visto un’atleta  brava e completa ma anche un’amica capace di dare importanti e utili consigli. Emanuela Piccioni è una ragazza modesta. L’opposta del Ghilarza, grande trascinatrice della Acqua Minerale Santa Lucia in Serie C,  sa bene che ogni vittoria è però frutto di sacrifici e  rinuncie. Pesanti per ragazze giovani che alla loro età si sono private di tante cose per onorare l’impegno con se stesse, con il  tecnico e la società. Emanuela ha capito che senza sacrifici non si fa nulla e lo dice lei che ha calcato per tanti anni i palcoscenici della Serie B e C, in Sardegna e nella penisola.

Ecco perché ci è sembrato bello pubblicare una riflessione fatta da lei sul proprio profilo Facebook a proposito della vita di una atleta il giorno della gara.

“Storia di sabati sera..

Le ragazze della mia età il sabato “sera” lo iniziano con una doccia per lavarsi i capelli, con ore dedicate a trucco e parrucco, per vestirsi e andare in discoteche o nel locale che sia..
Io invece lo inizio preparando la borsa, sclerando perché non trovo quell’elastico portafortuna, perché la maglia da riscaldamento non si trova..
E poi, arrivo in palestra quando ancora non c’è nessuno, entro con le luci che si devono ancora riscaldare, la rete smollata che pende verso il basso nella parte centrale.. Mi fermo, e guardo un po’ questo posto, questo campo, e ogni volta lo vedo in maniera diversa, perché giorno dopo giorno aggiungo emozioni, sentimenti e situazioni provati in quel campo..
Entro in spogliatoio, mi siedo, mi sdraio, chiudo gli occhi e penso.. Penso a quello che sto facendo, a quello che sto vivendo.. Poi quando arrivano le altre si inizia a ridere e a scherzare, come sempre! Chi si deve far la treccia, nello stesso punto della scorsa partita, dalla stessa persona con lo stesso elastico e i soliti giri!
Si esce dallo spogliatoio e ci sono quei 5/10 minuti di stretching che corrispondono con le ultime cazzate prima della partita. Discorso dell’allenatore e poi riscaldamento. La solita compagna, la stessa posizione nel campo e spesso i soliti errori, le solite cazzate, come se fosse un rituale. La chiama, i buongiorno che partono al posto del buonasera, i riti scaramantici di quando ti dicono in bocca al lupo.. Poi torni coi soliti esercizi, i dieci minuti, il saluto, la formazione. Passa la partita (e scusate se non la descrivo ma solo chi la vive può capire). E si entra in spogliatoio, o saltellando o tristi oppure così così, soddisfatte ma non appagate. Ci sono quelle volte in cui ci si guarda in faccia, e nessuno sa cosa dire, nessuno.. Tutte tristi, dispiaciute, a nessuno piace perdere.. Poi però ci sono quelle volte in cui entri in spogliatoio e partono coretti, selfie e qualunque cazzate che possa andar bene. Ci si lava e poi si va a mangiare.. Fino a quel momento non pensi a molto della partita, ma quando torni a casa, entri in camera tua e appoggi per terra tutto il peso della borsa, inizi a pensare alla partita, a quello sbagliato, a quello fatto giusto, a che partita si è visto ed esce fuori un pò di quella pesantezza che ormai ha anche il borsone.
Questa è lo storia dei nostri sabati sera, alle due quando noi torniamo, ci sono ragazzi che sono ancora in giro e tornano alle 5, ma la differenza più grande è che noi crediamo in qualcosa che gli altri non vedono”.

Emanuela Piccioni