ALESSIA ORRO/ Diventano virali in tutta Italia  le immagini dell’ abbraccio fra le lacrime della  campionessa europea di Pallavolo e il nonno Peppino a Narbolia

ALESSIA ORRO/ Diventano virali in tutta Italia  le immagini dell’ abbraccio fra le lacrime della campionessa europea di Pallavolo e il nonno Peppino a Narbolia

9 Settembre 2021 Off Di Redazione GuilcerSport

Lo avevano scritto anche noi. Dopo la vittoria ai campionati europei, la palleggiatrice della Nazionale italiana Alessia Orro era tornata nel suo paese, a Narbolia, dove era stata accolta in maniera gioiosa dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Vargiu,  i suoi compaesani,  e festeggiata per  la medaglia d’oro e averla abbracciata, il nonno non riesce a trattenere le lacrime.

Sui propri canali social, l’azzurra ha condiviso il momento dell’abbraccio con i propri familiari: tra questi, a rubare la scena è stato il nonno di Alessia, signor Peppino, visibilmente commosso nel rivedere la nipote con la medaglia al collo. Sul Corriere della Sera di oggi Eleonora Cozzari, ha scritto un bell’articolo sulla atleta.  Eccone uno stralcio.

“Nonno Peppino ha quasi 90 anni. Quando torna a Narbolia, 1800 abitanti in provincia di Oristano (a Milano, per dire, stanno tutti in una via) Alessia Orro indossa ancora la tuta della Nazionale. Lui la guarda un po’ in disparte. Ma ha già gli occhi lucidi per la commozione. La palleggiatrice dell’Italia campione d’Europa, prima si fa coccolare da nonna Palmira, braccia lunghe che hanno ospitato generazioni. Poi si gira verso di lui, «vieni qua» gli dice, ma è lei ad andargli incontro e nonno Peppino non trattiene le lacrime. Un nonno, padre due volte. Allora Alessia gli prende il viso tra le mani, lo abbraccia tenendolo stretto come infinite volte ha fatto quell’uomo con lei e gli mette al collo quella medaglia d’oro in un gesto che non solo è commovente, ma è soprattutto un atto di gratitudine.

«Io sono il suo specchio – dice la campionessa di pallavolo – la testardaggine che mi caratterizza è la sua. Da piccola, quando i miei genitori lavoravano io e mia sorella stavamo con loro. Io mi infilavo nel lettone perché avevo bisogno d’affetto e lo trovavo sempre tra le loro braccia. Io e mio nonno siamo uguali, dobbiamo sempre avere l’ultima parola e non molliamo mai, ci rialziamo dopo ogni caduta. Dopo il primo ictus che l’ha colpito, l’ho trovato sopra una scala a raccogliere le olive. Abbiamo un legame fortissimo e sarei una persona persa senza di lui».