POLVERE DI STELLE/ La “Sughercabras” che nel nome dello sport univa Abbasanta, Ghilarza e Norbello. Il ricordo di Fausto Casula
14 Dicembre 2020Chi non ricorda la Sughercabras, formazione nata nel dopoguerra all’interno del sugherificio di Abbasanta? Era una squadra molto forte e formata da calciatori di Abbasanta, Ghilarza e Norbello. Ci racconta la sua storia l’amico Fausto Casula, deceduto qualche anno fa che scrisse nel 2004 questo articolo per il periodico l’Alambicco.
Era il 1950 e la vita scorreva tranquilla da secoli. Per le strade, si assisteva al rientro, a frotte dei contadini dalla campagna seguiti dai fedelissimi cani e dall’immancabile, ‘burricu’ mezzo di trasporto con apposita ‘bertula’. Le strade erano piene di fango d’inverno e di polvere d’estate, mentre noi, giovani virgulti della comunità, conservavamo le scarpe nuove per le feste comandate, le bellissime giovani nostre coetanee non potevano liberamente parlare con noi in strada e neppure farsi la ‘permanente’ o andare in bicicletta
. Ma il pallone era una attrattiva e una passione di tutta la comunità, e quell’anno di 53 anni orsono, dopo anni di fasti calcistici a nome “Aurora”, non si presentavano prospettive per noi; nessuno parlava di calcio, di campionato, e quindi di squadra. Fummo noi giovani a prendere l’iniziativa e andare di casa in casa a chiedere un contributo finanziario per poterci iscrivere al campionato di Prima divisione di calcio. La nostra iniziativa fu premiata grazie all’intervento del Comm. Andrea Cabras titolare del sugherificio che dava lavoro a tanti giovani non soltanto abbasantesi. Noi giovani eravamo contenti e la popolazione maschile e femminile anche di Ghilarza e di Norbello partecipava divertita al campo sportivo tradizionale, quello subito dopo il passaggio a livello.
La squadra era compatta, ci dirigeva come Presidente Antongiulio Cabras, giovane della nostra età che rappresentava l’industria del sughero che adottò successivamente il nome da noi coniato per la società sportiva : SUGHERCABRAS.
I palloni erano due: uno per le partite ufficiali e uno per gli allenamenti tenuti da Giovanni Medde, Biacchi, calciatore di serie B e capo stazione, da Mario Dore che ci portava gli esercizi presi dagli allenamenti del Cagliari in serie C, Nino Flore, e qualche altro. Ricordo le parate acrobatiche di Nando Corona, la potenza, la capacità 1’esperienza di Enzo Carta terzino che dominava la difesa, i lanci lunghi e perfetti di Peppino Satta, i rimandi di Peppino Dessì, la difesa a uomo di Antioco Pinna, specialista dei rigori, la potenza irruente di Pietro Deriu, il moto perpetuo di Fausto Casula pendolare tra difesa e attacco, l’elegante tocco di Aurelio Manconi, ambidestro, le ubbriacanti serpentine di Peppineddu Perra, le discese di Serafino Marras, l’intelligenza di gioco di Chicco Medde, i dribbling di Serafino Sanna e di Tonino Sanna dal gioco intelligente, i cross di Fellico Fadda e Giovanni Congiu e mi scuso per chi ho dimenticato.
Era una squadra giovane e allegra che prendeva il treno per andare a giocare con un panino dentro la valigetta delle scarpe e corredo tutto, ed era soprattutto una evasione dall’iter quotidiano di lavoro e dai vari impegni. Eravamo giovani e bastava per essere felici anche solo un pallone, Poi nel 1958 ci mancò Antongiulio e con lui il gioco si fermò assieme a tutto il paese. Scappammo dalla malvagità assurda e inutile e ancora non siamo rientrati.