CALCIO E COVID/Il “Punto di vista” del giornalista Paolo Camedda: “La cautela consiglia di riprendere a Gennaio 2021”
13 Novembre 2020Continua il dibattito tra gli addetti ai lavori sulla situazione di emergenza relativamente al Coronavirus, sul come riprendere l’attività calcistica del calcio regionale dilettanti in seguito al DPCM che consentirebbe dal 3 dicembre il via libera alla riapertura dei campi di calcio.
Oggi il nostro gradito ospite è Paolo Camedda giornalista di Cabras, direttore e collaboratore di diverse ed importanti testate on line. Ecco il suo intervento:
Come era prevedibile già prima che la stagione 2020/21 cominciasse, la pandemia da Covid-19 in atto nel Mondo non poteva non condizionare anche lo sport e la sua pratica. Il calcio dilettantistico sardo è ripartito dopo l’estate fra mille incertezze. Cercando di ottemperare in maniera efficace ai rigidi paletti imposti dalla difficile situazione e vedendosi privato in larga parte dei propri tifosi, principale fonte di sostentamento di gran parte delle società.
Dopo poche giornate, costellate di rinvii a causa di positività in diverse squadre, è arrivata la decisione del Governo di chiudere tutto lo sport dilettantistico. Solo chi, come faccio io ormai da diversi anni, ha visto in giro per la Sardegna la passione e l’amore che tante persone mettono nell’ attività calcistica dilettantistica, può capire quanto doloroso sia stato per le società e gli atleti doversi fermare. Il tutto per ragioni che hanno poco di scientifico e molto di semplicistico, ovvero la necessità di evitare sul nascere situazioni di potenziale assembramento, piuttosto che controllare e punire solo chi sbaglia e non rispetta le regole. In questa soluzione all’ Italiana per me da parte delle istituzioni si poteva e si doveva fare di più, rispetto all’ unica via individuata, che è stata appunto quella della chiusura incondizionata dal’ Eccellenza alla Terza Categoria.
A rimetterci maggiormente, anche in Sardegna, oltre a palestre e piscine, è stato proprio il nostro amato pallone. C’era il tempo, durante l’estate, di organizzare una ripresa diversa e predisporre i controlli necessari per, da un lato, garantire il proseguimento dei tornei in sicurezza, dall’altro, appunto, punire eventuali trasgressioni. L’importanza del calcio e delle sport, in una fase così difficile della vita di tutti, è infatti molteplice: a quella meramente ludica, si aggiunge un’ importante funzione sociale e psicologica, perché andare la domenica allo stadio a fare il tifo per la squadra del proprio paese rappresenta un momento di evasione dalle preoccupazioni quotidiane, che, inutile dirlo, in questo momento non sono poche. Un modo per staccare dalla quotidianità e ricaricare le batterie per poi tuffarsi di nuovo negli affanni di tutti i giorni. Ecco perché, secondo il mio punto di vista, poteva essere fatto di più. A maggior ragione per quanto riguarda i Settori giovanili, con i ragazzi, categorie fra le più penalizzate dalle conseguenze del Covid, particolarmente colpiti.
La decisione presa è stata tuttavia diversa e va naturalmente accettata. A questo punto avrebbe poco senso, a mio parere, una ripresa già a dicembre. Sarebbe meglio, credo, ripartire direttamente nel 2021, dando la possibilità alle società di riorganizzarsi e anche alle Federazioni e alle istituzioni di predisporre i necessari controlli perché l’attività calcistica riparta in sicurezza. Evitando di commettere magari gli errori fatti in passato e cercando di programmare e disciplinare i vari aspetti della ripresa. Perché la passione dei sardi per il calcio locale non muoia ma, anzi, sia fonte e motivo di rinascita complessiva della nostra isola dopo questi mesi di fatica e sofferenza. Occorre pensare ora al futuro per non farsi trovare impreparati. Io voglio credere che questo sarà fatto. Viva il calcio sardo.
Paolo Camedda